Uranio impoverito tutela delle vittime con il riconoscimento della causa di servizio e dello status di vittime del dovere. Lo studio legale dell'Avv. Ezio Bonanni assiste le vittime, che hanno subito danni per esposizione a radiazioni e nanoparticelle da proiettili all'uranio impoverito.
Infatti, tutti i nostri militari che al rientro dalle missioni hanno ricevuto la diagnosi di leucemia o di linfoma o di altre uranio impoverito malattie possono chiedere il riconoscimento di causa di servizio e lo status di Vittima del dovere. L'Osservatorio Vittime del Dovere e l'Osservatorio Vittime dell'Amianto, di cui l'Avv. Ezio Bonanni è presidente, sono in prima linea per le tutele.
Il 23 novembre 2023, presso la sede della Regione Lazio, si è tenuto il convegno ONA. Il tema era sempre quello dell'uranio impoverito e dei danni alla salute. L'evento fu moderato da Franco Di Mare.
Con il solito garbo e signorilità, nonostante fosse già stato colpito dal mesotelioma. Nel corso dei lavori, la relazione dell'Avv. Paolo Nesta - Presidente dell'Ordine degli Avvocati di Roma - e di tutti gli altri, si è focalizzata sulla prevenzione.
Così per l'uranio impoverito come per l'amianto, il punto chiave è proprio quello di evitare le esposizioni. Solo così la prevenzione è veramente efficacie. Proprio la storia di Franco Di Mare dimostra come, specialmente i due cancerogeni insieme, sono altamente lesivi.
L'uso dell'uranio impoverito ha delle conseguenze, non solo immeditate. Infatti, l'esplosione dei proiettili all'uranio impoverito polverizza le istallazioni in amianto. Così è accaduto nella ex Iugoslavia. Queste particelle - come le ha chimate Franco Di Mare nell'ultima intervista da Fabio Fazio - poi si respirano.
Le stesse radiazioni, per la degradazione dell'uranio, moltiplicano l'effetto delle fibre di asbesto. Gli atti in video del convegno "Amianto e Uranio, in guerra e in pace: ricchezza e povertà dall’energia alla salute” permettono di conoscere meglio il problema. Nel corso dei lavori, è intervenuto anche il Dott. Pasquale Montilla, il quale ha spiegato gli effetti cancerogeni dei proiettili dell'uranio impoverito e dell'amianto.
L'Avv. Ezio Bonanni e la tutela delle vittime uranio impoverito. I nostri militari che sono rientrati dalle missioni, tra le quali quelle nei Balcani hanno contratto la leucemia oppure il linfoma. Per questi motivi sono stati avviate le azioni di tutela.
>>Consulta l'audizione dell'avv. Ezio Bonanni: commissione Uranio impoverito
Il termine Uranio Impoverito, traduce l’inglese di Depleted Uranium, nel gergo uranio depleto, ed è lo scarto del procedimento di arricchimento dell'uranio nelle centrali nucleari. L’UI, è molto usato per il basso costo e per l’enorme stock, oltre che per le capacità piroforiche. Infatti si accende spontaneamente al contatto con l'aria. Nel 2002, si calcolavano circa 1milione e 200mila tonnellate di materiale accumulato nei depositi in oltre quarant’anni.
E' usato sia nelle munizioni anticarro, sia dai mezzi corazzati ad esempio: l’americano M1 Abrams, sia dagli aerei americani anticarro A10. Quindi gli americani fecero largo uso uranio impoverito Kosovo (1998), nei conflitti in Bosnia (1995) e Iraq (1991 e 2003).
I nostri militari, impiegati nelle missioni di pace in questi territori, sono stati esposti alle radiazioni e alle nanoparticelle che si erano sprigionate per l'esplosione dei proiettili uranio impoverito.
Infatti, il proiettile uranio impoverito esplode e penetra all'interno del carro armato e di qualsiasi altra cosa che trova sul suo corso. Quando il proiettile uranio impoverito penetra all’interno di un carro armato, produce una fiammata che supera i 3mila gradi centigradi. In questo modo perfino i metalli pesanti si polverizzano.
Quindi le nanoparticelle (un millesimo di millimetro) di metalli pesanti rimangono nella zona dell'esplosione e contaminano l'acqua, l'aria il suolo.
Dunque i nostri militari impiegati immissione, ignari e privi di protezione, sono stati esposti si allenano particelle che ha alle radiazioni. Così rientrati in patria hanno subito gli effetti dannosi di queste esposizioni e molti si sono ammalati ed alcuni sono deceduti. Inoltre, come dimostrato dal caso di Franco Di Mare, venuto a mancare per mesotelioma il 17 maggio 2024, i danni alla salute hanno riguardato tutti coloro che sono stati in questi luoghi. Quindi, anche il personale civile delle missioni, compresi i giornalisti.
Per via delle sue caratteristiche piroforiche e per la sua elevata densità, l'uranio impoverito è stato utilizzato per molti anni nell'industria bellica. Infatti, sono stati prodotti: proiettili, munizioni e ordigni, poi utilizzati nei Balcani e in altri teatri di guerra. Inoltre, i proiettili uranio impoverito sono stati utilizzati dalle unità addestrative, nei poligoni di tiro e nelle zone adiacenti distribuite sul territorio nazionale.
Questa modalità di servizio, nelle missioni e in patria ha determinato le esposizioni di molti militari e anche del personale civile delle Forze Armate Italiane. Per questi motivi, sono in continuo aumento i casi di malattia per causa di servizio vittime Uranio.
Sono significative alcune dichiarazioni rese da militari in missione all'estero. Secondo le quali, avevano più volte informato i loro superiori della differenza di uniformi indossate, rispetto agli americani. Gli appartenenti all'esercito americano, indossavano tute che ricoprivano interamente il corpo, mentre i militari italiani continuavano ad eseguire gli incarichi con l’ordinaria divisa, consistente in pantaloni e maglietta.
L'uranio impoverito, causa danni alla salute: ai reni, pancreas, stomaco e intestino. Inoltre sono stati accertati effetti citotossici, carcinogeni e teratogeni. Anche quando le malattie vittime Uranio non provocano la morte, comunque sono gravemente invalidanti.
Già all’epoca dei conflitti nel Golfo e nei Balcani, vi erano adeguate conoscenze scientifiche circa la pericolosità delle radiazioni ionizzanti e delle nanoparticelle. Tanto è vero che i militari statunitensi e quelli delle altre nazioni appartenenti alla Nato erano d'egua tamente protetti. Invece i militari italiani erano totalmente ignari del rischio legato all'utilizzo di questi ordigni.
Quindi vi è un elevato dato epidemiologico di casi di cancro in persone molto giovani e che erano in ottima salute prima di prendere parte a queste missioni.
Tanto è vero che questi militari, già ritorno dalle missioni piccola sono stati colpiti da linfoma di Hodgkin piuttosto che da leucemia. Quindi poiché non esiste un altro decorso, è provato il nesso di causalità tra esposizione a uranio impoverito e malattie tumorali.
In più, in questo contesto, l'utilizzo del proiettili all'uranio impoverito, ha polverizzato anche materiali di amianto e contenenti amianto. In questo modo, i nostri militari, privi di adeguate protezioni, sono stati esposti anche a fibre di amianto.
Tanto è vero che si sono verificati anche molti casi di mesotelioma ed altre patologie asbesto correlate tra coloro che sono stati impiegati in queste missioni.
L'espressione:"sindrome dei Balcani" si riferisce alla lunga serie di malattie, che hanno colpito i soldati italiani al ritorno dalle missioni di pace internazionale. Dai primi casi risalenti al 1999, ci sono state più di 50 vittime e 500 casi di malattie.
I vertici militari italiani e la NATO, hanno istituito una commissione di inchiesta al Senato proprio per identificare eventuali responsabilità. Soprattutto per accertare il nesso tra esposizione a uranio impoverito, amianto e i casi di malattie e decessi tra il personale civile e militare.
L’ONU e l’Italia erano informate dell’impiego dei proiettili all'uranio impoverito in Bosnia nel 1994 e nel 1995. Nonostante questo e le richieste esplicite di chiarimenti da parte dei militari italiani, questi ultimi sono rimasti privi di informazioni circa il rischio tossico.
Il fenomeno epidemico si è verificato anche tra i militari dell'esercito USA, in seguito alla prima guerra del Golfo, cosiddetta "sindrome del Golfo". In alcuni poligoni militari italiani (P.I.S.Q. di Perdasdefogu e di Capo San Lorenzo a Villaputzu), è stato riscontrato un drastico aumento di casi di Linfoma di Hodgkin, oltre che nelle zone circostanti Ground Zero.
La “sindrome dei Balcani” è causata, oltre che dalla radioattività dei proiettili all'uranio impoverito, anche dalle microparticelle rilasciate nell'ambiente a seguito delle esplosioni. Le microparticelle sono state assimilate dai militari per inalazione o per ingestione. Infatti, i vapori sprigionati possono essere trasportati anche a km di distanza. Si poggiano nel terreno, ed entrano nella catena alimentare e inquinano la falda acquifera. Inoltre, il particolato di nanoparticelle è inalato per via aerea. Così i nostri militari.
Ma questo rischio è esteso anche a coloro che hanno lavorato nelle fabbriche di armamenti, raffinerie o altro. Si determina così quella condizione di rischio altamente lesiva per la salute umana. In più, le nanoparticelle e l’uranio impoverito, una volta penetrati nell’organismo, provocano infiammazioni.
In molti casi, si attiva il c.d. processo della cancerogenesi, che è la causa di molti tumori, perfino del mesotelioma. Infatti, nei Balcani, i proiettili all'uranio impoverito hanno polverizzato anche il cemento amianto e le fibre sono state inalate dai nostri militari.
La Commissione Parlamentare di inchiesta sull'uranio impoverito ha confermato le tesi dell'ONA APS e dell'avv. Bonanni. Infatti, nel corso della sua audizione, l'Avv. Ezio Bonanni ha denunciato il rischio per i nostri militari e l'assenza di protezione. Il Parlamento Italiano ha accertato che i nostri militari sono stati sottoposti ad una serie di rischi. Oltre a quelli per le nanoparticelle e le radiazioni, anche ad amianto e a vaccini contaminati.
Questo accertamento è molto importante poichè permette il riconoscimento della causa di servizio per coloro che sono stati esposti per via dell'uso dei proiettili all'uranio impoverito. Così da ottenere anche il riconoscimento dello status di vittima del dovere, e, dunque, delle relative prestazioni. In più anche il risarcimento del danno.
Si deve osservare che la disciplina è dettata dagli artt. 1078 e 1079 del DPR 90/2010 e art. 603 del D.Lgs 66/2010, che integra le altre norme. Infatti, ai fini dell'equiparazione a vittima del dovere, ex art. 1, comma 564, L. 266/2005, sussiste la presunzione di nesso di causalità. Mentre, per quanto riguarda le altre esposizioni, ovvero le altre infermità, la vittima deve dimostrare il nesso di causalità. Gli ulteriori requisiti per l'equiparazione a vittima del dovere sono quelli dell'art. 1 del DPR 243/2006. In particolare, le "circostanze straordinarie e fatti di servizio che hanno esposto il militare ad un maggior rischio rispetto alle condizioni ordinarie di servizio" (TAR Lazio Roma, Sez. I Bis, n. 1364/2016).
Leggi l'intero contenuto della Relazione Finale della Commissione di Inchiesta sull'Uranio Impoverito.
La “sindrome dei Balcani” non è dovuta quindi solo all'uranio impoverito, ma anche a queste microparticelle sprigionate durante le esplosioni sotto forma di polveri. Si parla in questo caso, del cosiddetto “inquinamento bellico”. Queste polveri di 0,1 micron, una volta inalate, possono arrivare nel sangue in soli 60 secondi. in un'ora sono già nel fegato. Mano a mano, si accumulano negli organi, e la loro capacità tossica fa il suo decorso.
L'organismo umano, infatti, sarebbe in grado di sintetizzare alcune nano particelle, come quelle prodotte dall'inquinamento da idrocarburi, ma non i metalli pesanti. Per questo motivo, sia chi è stato esposto ai bombardamenti all'uranio impoverito, sia chi ingerisce microparticelle contenenti metalli pesanti, tramite alimenti contaminati contrae diversi tipi di cancro.
Lo stesso fenomeno si è registrando nella zona colpita l’11 settembre, con 180.000 ammalati nella sola Manhattan.
Nella coda e nelle ali degli aerei dirottati dai terroristi, era infatti presente uranio, utilizzato come stabilizzatore.
Perfino i cani usati a Ground Zero, per la ricerca dei dispersi sono tutti morti dopo nemmeno un anno per tumore ai polmoni.
Alcune ricerche scientifiche, hanno evidenziato la presenza di metalli pesanti nei tessuti dei militari, reduci dai Balcani e dalla guerra nel Golfo. Queste particelle, erano simili a quelle rinvenute in alcuni cittadini di Sarajevo. Infatti, nel campione di cittadini di Sarajevo analizzati, è stato riscontrato che tutti erano intossicati di nano-particelle di metalli pesanti nei tessuti. Queste persone presentavano una più alta incidenza di linfoma.
Le conseguenze della contaminazione nella zona di Sarajevo, sono state riscontrate addirittura a distanza di anni e per contaminazione. Durante la guerra, era in attività solo la fabbrica del tabacco, che è stato contaminato da uranio. A sua volta, questo ha contaminato le sigarette in commercio a Sarajevo a distanza di anni.
Nei tessuti del personale civile e militare, esposto a uranio impoverito che ha prestato servizio nei Balcani, sono stati rinvenute polveri di varie composizioni. Le nano-particelle, sono così piccole che, in caso di ingestione o inalazione, sono in grado di passare ogni barriera dell'organismo, sia quella polmonare sia quella gastro-intestinale.
in particolare nei linfonodi, dove provocano il linfoma tipico dei reduci dai Balcani. Non sono biocompatibili né biodegradabili, e, se si tratta di metalli, possono essere cancerogene.
Il tipo di patologia che può insorgere a seguito di esposizione a uranio impoverito e a micro e nano particelle dipende dal tipo e dall'entità dell'esposizione cui si è rimasti vittima e dalla modalità di assunzione (ingestione o inalazione). Mangiando alimenti contaminati da polveri sottili è più probabile che si sviluppi una malattia dell'apparato gastro-intestinale, mentre se vengono inalate più probabile l’insorgenza di malattie uranio impoverito dell'apparato respiratorio e circolatorio.
La concentrazione di polveri e microparticelle di uranio si deposita all’interno del corpo umano, contaminando diversi organi, le gonadi e lo sperma, con la possibilità di causare malformazioni nei figli dei militari reduci dai Balcani e dalla Guerra nel Golfo. Si sono riscontrate malformazioni e aborti spontanei nel bestiame della zona di Bratoselce, Borovac e Norce, località vicine a siti bombardati con proiettili ad uranio impoverito.
Il decreto ministeriale 27.08.2004, pubblicato nella Gazzetta ufficiale il decreto ministeriale, ha previsto l'attuazione di un programma di monitoraggio per la ricerca di uranio e arsenico nelle derrate alimentari provenienti da Bosnia Erzegovina e Kosovo.
L’Osservatorio Nazionale Amianto, nell’ambito delle sue finalità di prevenzione primaria, secondaria e terziaria. Per questo, è stato istituito anche il Dipartimento Tutela Personale Civile e Militare esposto a Uranio Impoverito, che offre consulenza legale e assistenza medica.
Gli appartenenti alle Forze Armate e al Dipartimento Sicurezza esposti a uranio impoverito che hanno subito infermità hanno diritto al riconoscimento della causa di servizio. Come abbiamo già evidenziato, l'onere di dimostrare un decorso alternativo è a carico dell'Amministrazione, Cassazione Civile, Sez. Lav., sent. n. 7409/2023. In questo modo, si deve solo dimostrare il servizio e l'esposizione. Si può ottenere il riconoscimento della causa di servizio uranio impoverito. In questo modo, l'avente diritto potrà ottenere la liquidazione dell'equo indennizzo e della pensione privilegiata.
Contestualmente, la vittima può chiedere il riconoscimento di si può chiedere vittima del dovere. La procedura prevede tale riconoscimento, proprio perchè vi fu esposizione a cancerogeni. In questo modo, la vittima ottiene delle ulteriori prestazioni:
Coloro che hanno subito danni alla salute perchè esposti a nanoparticelle e radiazioni per l'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito, hanno diritto anche al risarcimento del danno. Infatti, le prestazioni previdenziali per il riconoscimento di causa di servizio sono delle indennità. Quindi le vittime hanno diritto al ristoro di tutti i danni.
In molti casi, purtroppo, questi danni provocano la morte, e il diritto deve essere liquidato agli eredi. Quasi mai l'amministrazione riconosce la causa di servizio e quindi il nesso causale. Quindi è necessaria l'azione legale. Dunque sia per le vittime ancora in vita, che in caso di decesso, occorre attivare anche la tutela per il risarcimento del danno.
Ciò è molto importante anche per interrompere il termine di prescrizione del diritto al risarcimento del danno. Questo termine è di 10 anni per la responsabilità contrattuale. Invece per quella extracontrattuale, il termine é di 14 anni in caso di decesso, o di 6 anni per le esioni. In ogni caso è preferibile inoltrare la messa in mora entro i 5 anni.
Con il decesso, il diritto al risarcimento del danno spetta agli eredi, che possono chiedere la liquidazione il loro favore di quanto maturato dal defunto in vita. Grazie all'impegno dell'Avv. Ezio Bonanni, in materia di danni per malattie professionali, è stato dettato lo specifico catalogo dei diritti. Infatti, Cassazione, Sez. Lav., sent. n. 35228/2022, ha stabilito che debbono essere risarciti tutti i danni non patrimoniali. Tra questi, quello biologico, morale ed esistenziale, e ancora i danni terminali, compresi quelli catastrofali e tanatologici. Anche gli stretti congiunti hanno diritto ad essere risarciti del loro danno diretto.
Recentemente il Tribunale di Roma, Sez. Civile, sent. n. 567/2023, ha condannato il Ministero a risarcire i danni subiti dai familiari del luogotenente Di Vico Leopoldo.
Questi, in missione in Kosovo, era stato esposto anche a radiazioni ionizzanti ed ossidi insolubili e frequentato siti contaminati da uranio impoverito e amianto. Inoltre è stata riscontrata la "mancata adozione di misure di prevenzione tecnica e di protezione individuale da parte dell'Amministrazione convenuta". Quindi, secondo il Tribunale di Roma, la violazione delle regole cautelari e degli obblighi di cui art. 2087 c.c., sancisce l'obbligo del risarcimento del danno.
La sentenza conferma anche che, in sede civilistico risarcitoria, si applica il diverso criterio del “più probabile che non": "Sebbene il caso tratta di una malattia tumorale avente una eziogenesi non del tutto nota, i documenti amministrativi relativi al riconoscimento della causa di servizio, il libretto personale del militare, il decorso lento della malattia fanno propendere questo giudice per l'applicazione del principio del 'più probabile che non'”. Questi principi riguardano la tutela risarcitoria. Infatti, quella previdenziale, come già posto in evidenza, è caratterizzata dalla presunzione del nesso di causalità. Questi profili sono stati recentemente confermati da Consiglio di Stato, II Sez., sent. n. 11363/2023.
Più recentemente, l'impegno dell'Avv. Ezio Bonanni risulta richiamato da Marilina Veca: "Uranio Impoverito. La Terra è tutta un lutto". Qui si sottolinea come l'avvocato abbia sostenuto le ragioni delle vittime e dei loro famigliari. Anche in ambito risarcitorio, in ogni caso è sempre la pubblica amministrazione a dover comunque eccepire un decorso alternativo. Così, anche il Consiglio di Stato, con sentenza n. 837/2016 (caso Motta). Il rischio legato all'uso dei proiettili all'uranio impoverito riguarda anche coloro che sono stati impegnati nel poligono di Quirra.
Come risulta dagli atti della Commissione di Inchiesta della Camera dei Deputati, il personale in missione all’estero (in particolare nei territori balcanici e mediorientali) è stato altresì sottoposto ad un programma vaccinale che ha costituito motivo di ulteriore rischio.
L’esecuzione di vaccini multipli nell’imminenza della partenza in missione in teatri di guerra ha infatti determinato la depressione del sistema immunitario che, unita a forti fonti di stress, ha accentuato gli effetti lesivi dovuti all’utilizzo di particelle di uranio impoverito (anche nei casi di kosovo uranio impoverito).
Il Tribunale di Roma, Sezione Lavoro, con sentenza n. 1741/2019 del 21 febbraio 2019 ha condannato il Ministero a pagare alla vedova e all'orfana di vittima del dovere, deceduto per mesotelioma per esposizione ad amianto e ad uranio impoverito, la differenza tra quanto dovuto e quanto percepito con quantificazione dell’assegno mensile in € 500, oltre alle altre prestazioni (tra cui l’esenzione dal pagamento del ticket per ogni prestazione sanitaria).
Nella stessa sentenza, il Ministero del'Interno è stato condannato ad aggiornare la posizione delle due donne, ai fini della graduatoria unica nazionale prevista dall’art. 3, comma 3, d.p.r. 243/2006. Il militare aveva prestato prestato servizio nell’Esercito Italiano come primo maresciallo dal 1961 al 2006, periodo in cui è rimasto esposto a polveri e fibre di amianto e a nanoparticelle di metalli pesanti e altri agenti patogeni e cancerogeni, sprigionati in seguito all’utilizzo di proiettili all’uranio impoverito. In missione prima in Albania (1993), poi nel 1999, nei Balcani, la vittima è stata adibita alla verifica e ispezione di luoghi appena bombardati con proiettili ad uranio impoverito, che avevano polverizzato tutte le installazioni, anche quelle in cemento-amianto.
Recentemente la Cassazione, con la sentenza n. 7409/2023 ha evidenziato le differenze in termini onere della prova incombenti sulla vittima dell’esposizione uranio impoverito durante l’espletamento del servizio militare. Se per la richiesta di prestazioni, come la speciale elargizione, questo ricade sull'Amministrazione, esso varia in caso di risarcimento danni.
"Il militare interessato a percepire la speciale elargizione di cui al D.P.R. n. 90 del 2010, richiamato art. 1079 non è tenuto a dimostrare l'esistenza di un nesso eziologico fra esposizione all'uranio impoverito (o ad altri metalli pesanti) e neoplasia. Siffatto accertamento è necessario ove l'interessato svolga una domanda risarcitoria".
Recentemente, la Corte di Cassazione, Sez. Lav., n. 8628/2024, ha rimesso gli atti alle Sezioni Unite. Queste ultime, quindi, si dovranno ora pronunciare sulla sussistenza o meno del diritto per gli orfani non nel carico fiscale. Infatti, inizialmente la Corte di Cassazione, Sez. Lav., con sentenza n. 11181/2022, aveva circoscritto il diritto solo in assenza di coniuge, titolare di pensione. In altri termini, hanno diritto alle prestazioni previdenziali gli orfani solo se nel carico fiscale. Se, invece, non erano nel carico fiscale al momento della morte del loro congiunto, a questo punto a questo punto le tutele sono circoscritte. La salvezza, infatti, è solo se non c'è il coniuge. Si invoca la normativa di cui all'art. 6 della L. 466/1980.
Si deve osservare che l'art. 6 della L. 466/1980 disciplina l'erogazione della speciale elargizione.
L'Avvocatura dello Stato, invece, sostiene che tale norma andrebbe applicata per tutte le prestazioni previdenziali. In questo modo, in base all'art. 6, co. 1, n° 2 della L. 466/1980, solo in
assenza del coniuge, il diritto può essere erogato all'orfano non a carico.
Ora, si dovranno pronunciare le Sezioni Unite. Infatti, non si comprende perché un orfano non nel carico fiscale dovrebbe essere discriminato rispetto a un altro orfano che lo fosse. Tant'è che le Corti territoriale, come la Corte di Appello di Genova, in funzione di Magistratura del lavoro, n. 575/2019, aveva liquidato il diritto. Attendiamo ora il giudizio delle Sezioni Unite. In ogni caso, gli orfani, come tutti gli altri stretti congiunti, potranno adire la competente Magistratura per il risarcimento del danno.
L'ONA TV è la televisione dell'Osservatorio Nazionale Amianto APS. L'Avv. Ezio Bonanni è stato più volte ospite delle programmazioni. In diversi episodi, proprio il tema dell'uranio impoverito ha costituito materia di dibattito: