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In data 15.12.2015, l’Osservatorio Nazionale Amianto, nel corso della conferenza che si è tenuta presso la Sala Nassirya (di cui Radio Radicale - link - e altri organi hanno trasmesso la diretta, con sintesi su Affari Italiani - link, ha reso pubblico il suo Primo Rapporto Mesoteliomi, che riporta i dati in possesso dell’associazione, incrociati con quelli dell’INAIL.
Il Presidente, Avv. Ezio Bonanni dopo aver richiamato la specificità dell’esperienza e dell’impegno di ONA, ha puntualizzato che sono patologie asbesto correlate, oltre a quelle contemplate nella Tabella I dell’INAIL (pag. 48 del D.M. 09.04.08 pubblicato in G.U. 21.07.08: placche e ispessimenti pleurici con o senza atelettasia rotonda (j92); Mesotelioma pleurico (c45.0); Mesotelioma pericardico (c45.2); Mesotelioma peritoneale (c45.1); Mesotelioma della tunica vaginale del testicolo (c45.7); Carcinoma polmonare (c34); Asbestosi (j61)-), anche il tumore alla laringe (che INAIL contempla tra le “malattie la cui origine lavorativa è limitata” - tabella II) e all’ovaio (secondo l’Agenzia IARC, dell’Organizzazione Mondiale della Sanità - International Agency for Research on Cancer. Asbestos (chrysotile, amosite, crocidolite, tremolite, actinolite, and anthophyllite). IARC Monogr Eval Carcinog Risks Hum. 2012;100C:219–309, accessed 11 March 2014), ma anche altre patologie tra cui i tumori degli altri organi delle vie aeree (faringe, trachea, etc.) e dello stomaco e del colon (i tumori gastroenterici sono contemplati nella Tabella III dell’INAIL), e delle vie biliari (tra le quali il colangiocarcinoma, come spiegato dal Prof. Giovanni Brandi nel corso della conferenza, e le complicanze cardiocircolatorie indotte della patologie fibrotiche da amianto (asbestosi, etc.).
Solo in Italia sono più di 6.000 coloro che perdono la vita ogni anno in seguito all’insorgenza di patologie asbesto correlate (in seguito a mesotelioma, tumore polmonare, tumori delle vie aeree e del tratto gastrointestinale e alle ovaie; asbestosi, placche pleuriche e ispessimenti pleurici e loro complicanze cardiocircolatorie).
Un costo altissimo in termini non solo di spesa sanitaria, per prestazioni previdenziali e assistenziali e per minori giornate lavorative, ma anche in termini di ripercussioni sociali: un costo umano inaccettabile, per la sacralità della vita.
Questa drammatica situazione e condizione di tutti i cittadini (più di 60.000.000 di persone) non può essere considerata circoscritta e limitata ai soli nuovi casi di diagnosi di patologie asbesto correlate, poiché in Italia ci sono ancora più di 40 milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto, di cui più di 34 milioni in matrice compatta e il resto in matrice friabile, distribuiti in più di 40mila siti e in più di un 1 milione di micrositi, nei quali l’amianto continua a ridursi allo stato pulverulento, disperdendo le sue polveri e le sue fibre; per non parlare degli acquedotti ancora in larga parte costituiti di fatiscenti strutture in cemento amianto che, oltre a perdere circa il 40% dell’acqua, contaminano quella residua, con fibre di amianto che vengono quindi ingerite, e provocano danni alla salute.
A più di 20 anni dall’entrata in vigore della legge 257, avvenuta nel 1992, soltanto meno di 500mila tonnellate di materiali contenenti amianto sono stati bonificati, e la rimanente grande parte continua e continuerà a contaminare il territorio e l’ambiente, e a determinare nuove esposizioni, nuove patologie, nuovi lutti e tragedie.
In Italia tutte le politiche del Governo e delle Agenzie Pubbliche, tra cui l’INAIL, approcciano il problema amianto solo sotto l’aspetto indennitario, e quindi intervengono quando la patologia è conclamata, spesso per negarne il nesso causale e costringendo le vittime ad una lunga trafila, sia in sede amministrativa che eventualmente anche in sede giudiziaria, per potersi vedere riconosciuta l’origine professionale della patologia, una trafila talmente lunga che spesso il decesso precede il riconoscimento del diritto alle prestazioni previdenziali.
Tutti ormai concordano sul fatto che occorra evitare ogni forma di esposizione e ingestione delle fibre di amianto come unico strumento veramente efficace per evitare le future patologie e i futuri decessi e che sia necessario un potenziamento degli strumenti della ricerca scientifica al fine di costituire ulteriori strumenti terapeutici per un miglioramento della prognosi in termini di possibilità di guarigione, o quantomeno di un maggior periodo di sopravvivenza con migliore qualità della vita.
Anche l’approccio epidemiologico, cioè la prevenzione terziaria, che si nutre anche della tutela giuridica (in termini di riconoscimento delle prestazioni previdenziali, di risarcimento dei pregiudizi patrimoniali e non patrimoniali anche dei famigliari, di interdizione e repressione delle condotte pericolose e dannose) ha un ruolo centrale.
Infatti quello che potrebbe essere un macabro conteggio delle patologie e delle vittime potrebbe invece costituire lo strumento per verificare quali siano le attività ed i luoghi in cui vi è stata una maggiore esposizione a polveri e fibre di amianto e quindi per adottare quegli strumenti di prevenzione primaria e secondaria con la graduazione della sorveglianza sanitaria, con presidi diagnostici proporzionali al rischio.
Rilevazioni epidemiologiche
Le patologie asbesto correlate sono lungo latenti.
Il mesotelioma può manifestarsi anche a distanza di 40-50 anni dalla prima esposizione alle polveri e fibre di amianto. Poiché il periodo di più intenso utilizzo è stato quello che va dagli anni Sessanta fino all’inizio degli anni Novanta del secolo scorso e poiché i circa 40 milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto sono ancora oggi diffusi nel territorio e spesso lasciati in condizioni di degrado, il picco delle malattie da amianto è previsto a partire dal 2020, con un andamento costante fino al 2030.
Le importazioni italiane di amianto grezzo sono state sempre superiori a 50mila tonnellate/anno fino al 1991, e sono proseguite anche dopo la messa al bando del minerale fino ai tempi più recenti, come già dimostrato dall’Osservatorio Nazionale sull’Amianto.
Tutte condizioni che, nella totale assenza di validi strumenti di prevenzione primaria e di efficace prevenzione tecnica, hanno innescato una vera e propria epidemia di patologie asbesto correlate, con il pesante tributo di più di 1.500 casi di mesotelioma ogni anno, e di almeno altri 3.000 casi di tumore polmonare riconducibili a queste esposizioni, cui si aggiungono tutte le altre patologie, con un bilancio che non può essere ritenuto inferiore a 6.000 decessi ogni anno.
Dati raccolti dall'Ona
Il trend del numero dei nuovi casi di mesotelioma si presenta in Italia in costante aumento, e ciò lo sarà anche per gli anni successivi.
L'Ona ha censito 20.629 casi per il periodo 1993-2011 (tenendo presenti anche i dati del IV Rapporto mesoteliomi, fermo al 2008 e reso pubblico dall'Inail nel 2012).
L’Osservatorio Nazionale sull’Amianto, grazie alle segnalazioni ricevute, alle rilevazioni delle sedi territoriali e del gruppo di lavoro del Dipartimento Ricerca e Cura del Mesotelioma, e all’incrocio di tutti i dati, ha formulato una stima di 4.560 mesoteliomi per il periodo dal 1 gennaio 2009 al 31 dicembre 2011, che ha ripartito in 1.480 casi per l’anno 2009, 1.520 per il 2010 e 1.560 per il 2011.
Soffermandoci sui casi di mesotelioma per l’anno 2011, all’Associazione risulta che siano ripartibili in circa 1.100 uomini e 460 donne, in misura prevalente per Mesotelioma Pleurico nella misura di circa il 95% per gli uomini ed il 90% per le donne.
Negli uomini i 40% dei casi si è manifestato tra i 65 ed i 74 anni, mentre invece il 40% dei casi femminili concentra la manifestazione del mesotelioma nella fascia di età compresa fra i 75 ed gli 84 anni e ciò perché si presume che le esposizioni femminili siano state di minore intensità e quindi con maggiori tempi di latenza.
Il mesotelioma presuppone sempre l’esposizione ad amianto, salvo rari casi, ed è di origine professionale per il 90% dei casi per gli uomini e in circa il 50% per le donne, mentre per il resto l’esposizione è ignota e tuttavia non è da escludere che ci siano dei settori nei quali le esposizioni di amianto, nonostante non siano conosciute, si siano comunque verificate.
Le rilevazioni dell’Associazione hanno permesso di avere contezza del fatto che per almeno il 15,2% dei casi di mesotelioma, l’esposizione professionale è riconducibile alle attività lavorative nel settore edile, più dell’8,3% nel settore dell’industria metalmeccanica, quasi il 7% nell’industria tessile e ancora un 7% nella cantieristica navale.
Il comparto Difesa, con più di 620 casi rappresenta il 4,1% del totale dei mesoteliomi insorti in seguito alle esposizioni professionali, ed è preoccupante anche il numero dei casi di mesotelioma registrati nel settore della scuola (63) che gettano luce sinistra sull’intero comparto e soprattutto per gli utenti delle scuole e cioè l’intera popolazione e quindi sull’inadempimento degli organi e apparati dello Stato in tema di prevenzione e tutela della salute pubblica.
Per calcolare l'impatto dell'esposizione all'amianto sulla popolazione, è opportuno però tenere conto anche delle altre patologie riconducibili all'asbesto.
In primis i decessi per tumore al polmone, non sono inferiori a 3mila l'anno, a cui devono essere sommati i tumori della laringe, delle alte vie aeree, i tumori del tratto gastrointestinale, e quelli dell'ovaio, e altri rispetto ai quali vi sono ancora pochi studi , come i tumori biliari e ai reni.
Poi vi sono poi le patologie fibrotiche come le placche pleuriche e gli ispessimenti pleurici e asbestosi, e le complicazioni cardiache e cardiocircolatorie.